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Napoli, 1992

Ristrutturazione del “GRANDE ALBERGO VESUVIO” – Collaudo Tecnico-Amministrativo

Con: STEC ingegneri e architetti s.r.l.; SAITEC ING. SANTONICOLA s.r.l.;
ing. G. Galdo.; ing. D. Cavallone.

La fine dell’Ottocento vide profonde trasformazioni della fisionomia urbana della città. Il Governo attuò un piano di risanamento dei quartieri più degradati di Napoli e la creazione ex novo del lungomare. In questa stimolante atmosfera di rinnovamento, un finanziere belga, Oscar du Mesnil, a Napoli con la moglie, rimase affascinato dalla città e decise di costruire sul nuovo lungomare un albergo all’altezza della bellezza del luogo.

Nasce così nel 1882 il “Grand Hôtel du Vesuve”

Con nota prot. 2325 del 1 giugno 1992 il Capo di Gabinetto del Ministero comunicava che con il D.M. 19.05.1992 si era provveduto a costituire la Commissione incaricata della collaudazione dell’opera di “Ristrutturazione dell’Albergo “VESUVIO” sito in Napoli” sotto i profili amministrativo, contabile e tecnico, in quanto finanziata con il determinante contributo dello Stato in conformità al programma approvato dal Ministero del Turismo e dello Spettacolo.

In data 10.04.1989 la società “Grande Albergo Vesuvio S.p.A.” presentava domanda di ammissione ai benefici previsti dalla legge 30-12-1988, n.556, per la realizzazione di strutture turistiche ricettive e tecnologiche, secondo le modalità di cui al D.M. 31- 12-1988, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.10 del 13-1-1989, per il progetto denominato: “Ristrutturazione dell’Albergo “VESUVIO” sito in Napoli. Il progetto prevedeva lavori di ristrutturazione, restauro e ammodernamento del “grande Albergo Vesuvio” in Napoli , in via Partenope n. 45. Il finanziamento pubblico al progetto veniva approvato con Decreto del Ministero del Turismo e dello Spettacolo in data 26.07.1990 limitatamente a: opere edilizie (escluse le zone comuni piano terra, 1° piano e 9° piano) e impianti tecnici, che comportava un investimento di lire 15 miliardi e 600 milioni, con un contributo in conto capitale di lire 3 miliardi e 822 milioni ed un contributo in conto interessi di lire 200,66 milioni annui per dieci anni.

L’arredo, non rappresentato in progetto, dovrà corrispondere ai criteri della didattica propri della “scuola in-novativa”: cura della formazione singola e di gruppo, apprendimento aperto e libero, apertura al mondo e curiosità per il contesto locale.